Il 2019 è anno di celebrazioni per il Motorsport, infatti come tutti gli appassionati sanno, due sono le ricorrenze: i 90 anni della Scuderia Ferrari ed i 70 della fondazione dell’Abarth. Ma anche per le Salite cade una celebrazione importante, ed se i media in generale se ne sono dimenticati, ci pensiamo noi di Hill Climb. Perchè per le Cronoscalate il 2019 sono i cinquant’anni dall’ ultima vittoria della Ferrari nel Campionato Europeo della Montagna, oggi CEM. Fu un impresa in stile Ferrari, ovvero un dominio assoluto quello di Peter Schetty e della stupenda “212E”.
LA STORIA- Dopo i due titoli europei di Scarfiotti nel 1962 e ’66, quest’ultimo conquistato dal campione adottivo di Racanati con la bellissima “Dino 206 SP”, Enzo Ferrari impegnato ad inseguire il titolo in F.1 e la sfida nel Mondiale Marche, oltre che a stringere il fondamentale accordo con la Fiat, per le finanze della sua “creatura”, aveva deciso di non impegnare più ufficialmente nelle salite il Cavallino. Decisione che portò Ludovico Scarfiotti , grande appassionato ed altrettanto grande interprete delle Cronoscalate a passare alla Porsche. Purtroppo per Scarfiotti fu una scelta fatale, che lo portò al tragico epilogo del Rossfeld nel 1968. Ma il Drake con il suo carattere imprevedibile, nel 1969 ebbe uno dei suoi tanti “ripensamenti”, forse per dimostrare alla Fiat ed al mondo delle corse che se la F.1 ed i Prototipi erano in una fase di scarsi risultati, o forse perchè le Cronoscalate erano, come anche adesso, una delle specialità “principe” delle corse ed il “suo” marchio poteva vincere dappertutto, varò il progetto della “212 E”.
Ferrari “212 E”- Progettata dall’ Ingegner Mauro Forghieri, la “212 E” venne costruita in esemplare unico, montava un motore ex F.1, quello della 512, in origine di 1.500 cc, portato a 2 litri, ovviamente 12 cilindri, cambio a 5 marce, per una potenza di 300 cv., per circa 500 kg di peso. La sigla era data come da tradizione Ferrari, dalla cilindrata,appunto 2 litri, dai 12 cilindri del motore, mentre la “E” stava per Europeo, il campionato al quale venne destinata. La “212 E” si rivelo un’arma micidiale, sette vittorie su sette gare di campionato e sei record , aggiudicandosi anche una gara dell’Italiano a Volterra.
PETER SCHETTY- Peter Schetty, svizzero di Basilea, classe 1942, fu il pilota scelto per la scalata all’Europeo. Dopo le ottime stagioni in Abarth, dove si distinse nelle salite ma anche in circuito, entrò in Ferrari grazie ai consigli forniti al Drake dall’amico giornalista ed ex pilota Paul Frere. Laureato in economia, Schetty , entrò subito nelle grazie di Ferrari, che lo coinvolse anche nello sviluppo della F.2 destinata alla Tasman Cup, ed a quello delle Sport-Prototipo impegnate nel Mondiale Marche. La stima di Ferrari gli viene da subito riconosciuta con la nomina in contemporanea all’attività di pilota a Direttore dell’ufficio acquisti e quando Schetty a 28 anni nel 1970 decide di ritirarsi, viene nominato Direttore Sportivo del Cavallino, vincendo il Mondiale Prototipi nel 1972. Come pilota dopo l’exploit del 1969, passa alla 512, impegnata vanamente a contrastare la Porsche “Regina” del Mondiale Marche. Ottenendo comunque buoni risultati come il terzo posto alla 1.000 KM di Monza dividendo la 512 S, con il leggendario John Surtees. Ma veniamo all’impresa “europea”, storica non solo per lo score dei risultati, ma perchè conquistata con il minimo indispensabile, pensate che la “squadra” era composta da un Ingegnere, due meccanici, con a disposizione un solo telaio ed un solo motore e nessun tipo di ricambio, l’ordine sotto inteso era chiaro: vietato sbagliare, con il fine di dimostrare che con il minimo una Ferrari poteva dominare. Guidando con grinta ma anche grande precisione Schetty sfoderò tutta la sua classe, contro avversari di rango come Arturo Merzario che si classificherà secondo con l’Abarth 3.000. La “212 E” continuò , rivisitata nella carrozzeria, a mietere successi, nelle mani di Edoardo Lualdi Gabardi, un’altra leggenda delle salite, fedele cliente Ferrari.
Un’ impresa storica quella di Peter Schetty e della “ 212 E”,che ci riporta a quel periodo unico delle corse . Sono passati cinquanta anni, ma le Cronoscalate continuano a regalarci imprese ,emozioni, storie di piloti, gare, per una passione che continua a … salire.
Roberto Saguatti